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Come iniziò

La mia Attività

Avevo appena sei anni, mamma e papà, esaurito il pur ricco filone di favole, erano alla ricerca di nuove forme di svago da proporci nei lunghi dopocena invernali. Così una sera mio padre prese per mano me e mio fratello e ci condusse verso il suo comodino sul quale faceva bella mostra di se una gloriosa superetodina ALLOCCHIO BACCHINI, con la quale ogni sera ascoltava Radio Londra in lingua italiana. Sebbene essa fosse lì dal giorno della mia nascita, era la prima volta che mi accorgevo della sua esistenza. Appena papà ruotò la grossa manopola per accenderla, una fioca luce giallastra illuminò la porzione di parete retrostante. Per l'emozione suscitata in me da cotanto miracoloso fenomeno, con la bocca aperta restai dapprima in silenzio, ma poco dopo non potei fare a meno di chiederne la spiegazione. Con pazienza, papà scostò la radio dalla parete e mi invitò a guardare dietro: al di là di un pannello cosparso di numerose feritoie verticali, avvolta in una magica atmosfera notturna, m'apparve una città in miniatura, sovrastata da due fanali; vidi poi come dei grattacieli vagamente cilindrici e trasparenti, nei quali ritenni si stesse svolgendo una frenetica attività e tutt'intorno tante altre costruzioni non meglio definibili, causa la penombra in cui erano immerse. Quando poi, sommo incantesimo, quella città cominciò a manifestarsi emettendo parole e suoni, fui certo che ciò era il risultato di quanto alcuni minuscoli uomini facevano dentro quei grattacieli luminosi. Quando finalmente mi convinsi di andare a letto, lo feci con una sola ferma determinazione: visitare quella città, la città della radio.

Quella notte nei sogni che feci buttai giù un primo fantastico itinerario del viaggio che avrei intrapreso. Solo alcuni anni dopo, pur avendo appurato che quelli non erano fanali, grattacieli e costruzioni, bensì lampade spia, valvole termoioniche e trasformatori di media frequenza, compresi che quella non era una città, bensì un mondo, e che il viaggio sarebbe stato lungo, molto lungo, ma appassionante. Con il trascorrere dei lustri ho imparato che neanche di un mondo si tratta ma di un intero universo, il mio universo, ed il viaggio non è lungo bensì interminabile ! ..... ma io cammino ancora, sospinto dalle sempre nuove emozioni degli incontri che faccio e, perchè no, dalla romantica nostalgia dell'ancor bella ed attraente, ormai vecchia signora Supereterodina, che coccolo ancora su quel comodino, insieme al vivo e riconoscente ricordo di chi me la presentò e che non c'è più.
Gli anni che seguirono si risolsero purtroppo in una interminabile attesa: la tenera età e la contemporanea mancanza di mezzi idonei ad allargare gli orizzonti conoscitivi in materia, mi costrinsero ad una inevitabile traslazione al futuro dell' argomento radio. Nel frattempo potevo rinfocolare la fiamma, solo nei miei sogni, prima di bambino e poi di adolescente. Le visite di cortesia che, insieme a mia madre, facevo a parenti o amici, costituivano la sola occasione di "contatto reale", quando chiedevo loro di mostrarmi la Radio, ove ne avessero una in casa.

Fu mentre frequentavo la terza media che accadde il primo miracolo : un vecchio zio, al quale, più che agli altri, avevo manifestato la mia passione, un bel giorno mi si parò davanti recando in mano una scatoletta in bachelite scura, sormontata da una sagoma a nido d'ape, una piccola ampolla cilindrica in vetro ed una grossa "manetta" (termine con cui battezzai ciò che oggi chiamo manopola). Mi disse trattarsi di una Radio a Galena, della quale con piacere mi faceva dono, con la raccomandazione di tenerla con cura, poichè era stata l'unica "creatura" ad averlo confortato nelle lunghe notti insonni di tanti mesi, trascorsi in guerra, lontano dai suoi affetti. Con questo episodio sembrò innescarsi una reazione a catena : in occasione del mio compleanno mio padre scovò in libreria e mi regalò la prima, o una delle prime edizioni del manualetto "Primo Avviamento alla conoscenza della radio" di Ravalico; con le indicazioni in esso contenute e con l'ausilio della paghetta settimanale di 50 lire, realizzai, in un vasetto di vetro, la mia prima radio a galena, poi un modello più selettivo della stessa, quindi il mio primo ricevitore a reazione con tubo 6U8.

Gli anni sessanta furono gli anni della svolta: avevo cominciato ad acquistare in edicola la rivista "Tecnica Pratica" che, oltre la fotografia, la falegnameria ed altri hobbies, trattava anche di argomenti per radioamatori e fu così che costrui un BFO che, accoppiato all'inesauribile "Allocchio Bacchini" di papà, mi consentì l'ascolto dei primi radioamatori che trasmettevano in codice Morse, sulla banda dei 40 metri. Sostituì la radio casalinga dapprima con un ricevitore militare Surplus BC348, poi acquistai un Lafayette HA800B con il quale iniziai la carriera ufficiale di Ascoltatore con il nominativo ministeriale SWL I7-20831. Dalle pagine della rivista "CD-Costruire Diverte", diventata poi "CQ", trassi lo schema del mio primo trasmettitore in Onde Corte, CW e AM, con valvola "6L6", sostituita poi dalla più potente "807" e modulatore con 6L6. Ero ormai alle battute finali, prima del grande traguardo: la Patente di Operatore di Stazione di Radioamatore, che arrivò senza difficoltà il 16 Giugno 1973.


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